Smartworking la nuova tendenza cortesemente obbligata

Pubblicato il 28/09/2020 da Radio Centro Fiuggi

A fronte delle cogenze attuali che limitano gli spostamenti e impongono distanze, un imponente numero di persone, ovunque nel mondo, lavora e collabora direttamente da casa.
I più attenti navigatori della rete avranno fatto caso tuttavia a come si evolvano le cose nel segno del cogliere l’opportunità anche nei momenti di crisi: con le politiche di smart working indotte dalle ragioni di tutela della salute pubblica, un numero straordinario di utenti lavoratori si sono riversati in casa (o altro domicilio di pertinenza) per poter prestare la propria attività da remoto.
In relazione a ciò, quante realtà commerciali hanno cominciato a formulare le proprie proposte di miglioramento del design e del comfort della postazione casalinga? Innumerevoli.

Non è questo il luogo per puntare l’attenzione sulle qualità di design ipotizzate da ringalluzziti architetti di interni, tuttavia queste proposte commerciali insieme a un insieme di ulteriori scenari stanno davvero a indicare un certo tipo di segno dei tempi. Del resto anche il panorama istituzionale ha cercato di non farsi cogliere impreparato: basti pensare alle linee guida/informativa INAIL sulla Salute e Sicurezza nel Lavoro Agile che dispone regole sullo svolgimento delle attività indoor/outdoor, sull’utilizzo sicuro di attrezzature e strumenti di lavoro, stabilendo inoltre indicazioni di corretto utilizzo degli impianti elettrici con regole sulla prevenzione degli incendi.

Il paradigma che qui interessa di più è dato dalla combo lavoratore-smart working-sicurezza, un po’ per introdurre l’ampia visione che, organizzativamente ci si pone dinanzi e un po’ per la consapevolezza che questo periodo- che ci ha messo e ci mette ancora alla prova – ha fatto sì che la realtà aziendale e organizzativa tutta diventasse più liquida e diffusa, laddove però tematiche fondamentali come sicurezza e tutela delle informazioni aziendali e dei dati personali, restano di attualità centralizzata.

I numeri in gioco sono importanti sul fronte minacce per la modalità smart working: da recenti rapporti degli enti deputati è proliferato il numero di aziende vittime di attacchi tramite cosiddetti exploit o che hanno visto i dispositivi mobili per il lavoro da remoto come vettori di attacco.

Immaginare gli scenari a valle, soprattutto con riferimento alla messa in campo delle indagini pro Data Breach per comunicare all’autorità garante gli eventi occorsi e per avvisare gli utenti degli impatti consequenziali non è cosa semplice. E non si escludono gli impatti anche per il lavoratore che, nella logica d’azione di una modalità BYOD (BRING YOUR OWN DEVICE) oriented potrebbe veder compromesse anche i propri dati: account social, piuttosto che home banking e altre tipologie di informazioni attinenti alla propria vita quotidiana.

È ovvio che l’aumento della cosiddetta superficie di rischio, il crescente fattore tecnologico a buon mercato e delle relative possibilità di facilitazione per gli attacchi (phishing, smishing, malware stretto senso, etc.), il continuo agire del cybercrime (anche se alcune organizzazioni di attivisti hanno proclamato una piccola tregua recentemente) sono tutti elementi, e non gli unici, a dover far riflettere sul rafforzamento delle misure di sicurezza oltre alla proiezione e previsione di misure ulteriori per quegli scenari che, come lo smart working, sono stati fino a poco tempo fa vissuti come momenti eccezionali da un buon numero di comparti aziendali.

Il problema della sicurezza deve essere affrontato seguendo un sentiero a 3 binari: devono coesistere contemporaneamente strumenti, formazione e consapevolezza del management.

Soprattutto la formazione va fatta sulle tematiche normative, per capire i diritti in gioco, sulle tematiche tecniche per l’approccio agli strumenti e relativo impiego e/o tuning.

Argomenti:
Privacy by Design/Default;
Sviluppo codice sicuro;
Cybersecurity;
Elementi di Diritto dell’informatica;
Gestione Incidenti di sicurezza;
etc.

E infine, ferme le buone politiche, ferma la formazione da effettuarsi e reiterare e fermi gli strumenti utilizzabili, il nuovo ufficio dello smartworker avrà anche la valenza di far concentrare su regole di condotta circa la salute del lavoratore nonché di adozione di apposite misure di sicurezza fisiche.

Inutile aggiungere che l’ufficio da casa deve contemplare anche un’altra serie di ulteriori accortezze comportamentali: esempio tenere a bada terzi estranei alla attività lavorativa… compresi i nostri figli o i nostri animali domestici.

Pare una battuta, forse lo è… O no?!

G.P.


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