Pubblicato il 25/03/2021 da Radio Centro Fiuggi
ELBRUS di Di Clemente e Capocasa, è un romanzo distopico fantascientifico che riesce a mescolare i caratteri tipici di questo genere con uno spessore bioetico, ambientalista e morale, davvero molto interessante.
Ponendo interrogativi, sempre inquietanti, ma forse inascoltati da qui alla fine dei nostri giorni.
Il fulcro attorno cui gira la storia è quello del “noi” e dell’altro: un noi inteso come genere umano che nel 2155 e oramai al collasso, non post apocalittico o post nucleare, ma forse ben più tragico e oscuro, quello ambientale e socio antropologico, che si mescola ad una geopolitica completamente stravolta, che non è poi così inverosimile.
“Il riscaldamento globale era stato largamente sottovalutato dai governi e dalla stessa opinione pubblica e aveva iniziato a compromettere seriamente la sopravvivenza dell’uomo e delle specie viventi. La temperatura media del pianeta era aumentata di sei gradi Celsius negli ultimi centocinquanta anni a causa di emissioni selvagge di gas serra, della deforestazione e delle pratiche di allevamento intensivo”, il tutto con l’ovvio innalzamento del livello del mare, e costruzione di imponenti misure di “recinzione” marina per potersi mettere al riparo; masse migratorie importanti, che si spostano in un’Europa desolata e decadente, che nella sua futuribilità ricorda gli anni della Cortina di Ferro e una vita che ha il sapore della sopravvivenza vestita di illusione di esistenza.
In questa società, dove la colonizzazione spaziale è stata un fallimento e lo stazionamento orbitale sembra essere una probabile via di soluzione al problema demografico e di sopravvivenza del genere umano, si muovono le fila di una storia che ci porta in Estonia, a Tallinn, dove vive il protagonista Lubomir, mente brillante, fin troppo, che si occupa di A.I. e applicazioni inerenti e che da troppo tempo non riesce a dormire a causa di sogni vividi ed enigmatici, che sembrano avere un significato nel momento in cui viene a sapere dai notiziari di un tentato suicidio di Andrus e dei suo apparenti vaneggiamenti circa una Dama, un Viaggiatore e dei circoli di persone tutte uguali.
Lubomir capisce che i suoi sogni sono molto di più e inizia a indagare per saperne di più e la trama si snoda come si può immaginare, tra scoperte sconcertanti, pericoli incombenti e personaggi che daranno il loro contributo allo svelamento del mistero.
Ma come dicevo in apertura, la cosa interessante è il rapporto “noi e altro”, perché in questo romanzo, veniamo messi difronte alle scelte che non faremo mai, alla nostra selvaggia smania di conquista anche del conquistato, anche della polvere, anche della nostra stessa vita e a discapito di essa; veniamo messi davanti allo specchio della nostra deformità avida e ottusa, che non sa fare nulla di meglio che utilizzare la tecnologia per creare e crearci dei danni; siamo corruttori di qualunque cosa possa anche redimerci, come civiltà salvifiche e i doni che recano seco.
ELBRUS, è un ottimo romanzo, a volte un po’ prolisso con una conseguente “lentezza” narrativa, ma che non si perde il mordente fino all’epilogo, che offre spunti di riflessione e in un certo senso di profonda amarezza per la certezza che nulla ci salverà mai, perché abbiamo smesso anche di preservarci secondo l’istinto di sopravvivenza, divenendo carnefici di noi stessi.
Non date per scontato questo libro, non date per scontata la sua trama e i suoi sviluppi, lasciate che la sottotraccia profetica si mescoli al vostro dna, contagiandolo di un monito, che non ascolterete, “Salvatevi, salvando”!
Alex Pietrogiacomi, L'ALCHIMISTA (ogni mercoledì alle 11.30 e alle 17.00)
ELBRUS
Giuseppe di Clemente e Marco Capocasa
Armando Curcio Editore
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